Quantcast
Channel: Italia Dall'Estero » Israele
Viewing all articles
Browse latest Browse all 3

Tradimento italiano

$
0
0

Ynetnews

Israele

Roma – Abu Mazen, il presidente dello Stato osservatore, è giunto a Roma domenica. Lunedì l’agenda prevede un incontro con i massimi esponenti del governo italiano. La visita è da intendersi come un’espressione di gratitudine di Abu Mazen verso il governo italiano, che ha abbandonato i principi degli accordi di Oslo e appoggiato una mossa palestinese unilaterale. La visita di Abu Mazen alla città eterna rappresenta l’atto finale della vergognosa farsa di cui il Presidente del Consiglio italiano Mario Monti si è reso protagonista.

Sono 138 i Paesi che hanno appoggiato la risoluzione che riconosce la Palestina come Stato osservatore dell’ONU. All’indomani del voto, Abu Mazen non ha scelto di visitare ogni singolo Paese in segno di ringraziamento. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese ha deciso di visitare Roma poiché sorpreso dal sostegno offerto dall’Italia; da questo appoggio intende trarre il massimo vantaggio.

Il voto espresso dall’Italia a favore del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore, non membro, ha indubbiamente suscitato forte stupore. Ciò che ha sorpreso non è stato il voto anti-israeliano, ma il modo in cui l’Italia ha deciso di cambiare la propria politica. Le nazioni amiche non sono obbligate a concordare su tutto, ma sono obbligate alla decenza.

Nelle settimane precedenti al voto, il Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi aveva espresso all’allora controparte Avigdor Lieberman l’intenzione dell’Italia di astenersi dal voto. Come ladri nella notte, a qualche ora dal voto, l’Italia ha cambiato idea. Terzi, che in occasione della visita in Israele a settembre si era detto contrario alla richiesta unilaterale palestinese alle Nazioni Unite poiché “si rischia di polarizzare il dibattito”, ha scoperto di non avere voce in capitolo nelle decisioni di politica estera italiana.

Il Presidente del Consiglio Monti ha preso in mano la situazione e, con un colpo di spugna, in un solo giorno ha deciso di cancellare un intero decennio caratterizzato da una politica estera equilibrata verso Israele e il mondo arabo, sulle tracce di quella politica introdotta dal suo predecessore, Silvio Berlusconi. Terzi ha scoperto di contare come il due di picche fra i Ministri italiani, e perfino la sua richiesta di dimissioni ha perso rilevanza allorché Monti, una settimana dopo, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi a causa della crisi apertasi nella coalizione.

La decisione di Monti, appoggiata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è dettata da questioni interne. La visita del Presidente del Consiglio in Qatar alla vigilia del voto ONU e la necessità dell’Italia di aggrapparsi al mondo arabo durante la crisi economica hanno avuto un certo peso sulla decisione. Ma fra i principali motivi della mossa, bollata come un “tradimento” dagli amici di Israele in Italia, si intravede la necessità di Monti di prendere le distanze dall’immagine di Berlusconi, amico di Israele, e il desiderio di assecondare il leader del partito democratico Pier Luigi Bersani che, in testa nei sondaggi, potrebbe determinare il futuro di Monti all’indomani delle elezioni di febbraio.

Gli esponenti del governo italiano negano con veemenza che il cambio di direzione in politica sia finalizzato a danneggiare Israele. Sostengono, piuttosto, che la decisione di accogliere la richiesta di Abu Mazen sia una mossa obbligata per l’Italia all’indomani dell’operazione militare “Pillar of Defense” tesa a contrastare l’influenza crescente di Hamas in Cisgiordania. Si tratta, insomma, di una manovra finalizzata al bene di Israele per promuovere il dialogo fra le parti. Ma il governo italiano ignora il discorso infiammato di odio pronunciato da Abu Mazen alle Nazioni Unite, e piuttosto punta il dito contro il governo di Netanyahu per aver relegato in secondo piano il conflitto palestinese.

Abu Mazen è a Roma perché ha capito quello che molti ebrei italiani hanno capito: il sostegno italiano ai palestinesi rappresenta un punto di svolta. Se l’Italia prova a volgere lo sguardo indietro di 30 anni, ricorderà che l’Olp operava a Roma quasi la città fosse la sua base operativa. Il ghetto ebraico associa il duo cattolico-socialista costituito da Monti e Bersani a un altro duo di uguale provenienza: Giulio Andreotti e Bettino Craxi, capi di governo e partner di coalizione degli anni ’80. Allora, come adesso, i due giocarono la carta di “Israele e gli ebrei”, che criticarono a causa di un mancato accordo su tematiche socio-economiche.

Forte degli ottimi rapporti con Israele, l’Italia è riuscita a promuovere la sua posizione nell’arena internazionale: rappresenta Israele alla Nato, il contingente italiano pattuglia il valico di Rafah e il Libano, e con gli Stati Uniti l’Italia ha intessuto relazioni privilegiate. Anche questo modello dovrebbe essere riesaminato all’indomani delle imminenti elezioni in Italia e in Israele.

[Articolo originale "Italian betrayal" di Menachem Gantz]


Viewing all articles
Browse latest Browse all 3

Latest Images

Trending Articles